PROGETTI PER LE PERIFERIE TRAIETTORIA OTTIMALE
Periferie sub-urbane – Cenni storici su progetti con rapporto città campagna citta architettura – città territorio – Milano e le altre città europee.
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PERIFIERIE SUB URBANE SUD A MILANO – CENNI STORICI E CONTEMPORANEITA’
La modernità di alcuni edifici, siti presso San Donato Milanese già espressi nel primo articolo di esordio( http://www.archiram.com/2017/02/01/periferie-sub-urbane-disegnate-bene-san-donato-milanese-cenni-memoria-moderna/ su questo territorio è mitigata da, architetture che verticali, segnano il territorio come nella cultura medievale. Il riscontro sulla verticalità su tutto il territorio è legato all’abbazia, di Chiaravalle , la cui “poligonalità” è stata ripresa dagli edifici per uffici realizzati da Mattei per Eni; altri edifici che determinano il simbolo principale dell’occidente , cioè la torre medievale.,San Donato Milanese è quasi priva di immobili di caratterizzazione storica ( ma di cui parleremo), di conseguenza furono realizzati edifici, che dovevano riprendere i simboli dell’antichità. Il manufatto più antico sito nell’area è la via Emilia voluta dal console Marco Emilio Lepido (https://it.wikipedia.org/wiki/Via_Emilia ) Nel 189 a.C.–187 a.C.
Romani sottomisero i Galli della Pianura Padana attraverso una serie di campagne militari alla fine del III secolo a.C. La costruzione di una via militare che collegasse Roma a Fano e Rimini per consentire all’esercito il rapido accesso alla regio VIII Aemilia fu completata già nel 220 a.C. (via Flaminia); invece la via Emilia sarebbe stata costruita solo nel secolo seguente: l’espansione romana fu infatti ritardata di circa venti anni a causa della seconda guerra punica.
DA ARCHIRAM PROGETTI
Dal 1993, bazzico dalle parti di Vigevano fino al 2011, il periodo del mio soggiorno Vigevanese è tra il 2002 ed il 2011,
ma iniziai a studiare a fondo il castello di Vigevano ,e Sforzesca-Colombarone, per la mia presenza nello studio presso la Casa Rotonda ( presso i conti Castelbarco) nella bottega di un certo Willy il druido…uno sciamano architetto allievo di Gropius e della suola di Ulm..che aveva li la sua bottega. La fortificazione medievale Vigevanese è la più grande d’Europa. Solo chi ha vissuto a Vigevano,capisce cosa è una fortificazione medievale, e ne può comprendere la sua potenza.
La mente di un architetto senza essere passata dal ridisegno di una fortificazione medievale è una mente stolta e vuota infeconda e castrata e la sua progettazione sebbene costruita sembrerà di “cartone”, gli mancherà lo spirito e la benzina architetturale, ergo i principi della forma e della memoria. Lo stesso dicasi per la castrazione culturale che questo paese subisce a causa di una classe universitaria, che avendo paura di progettare cose nuove si rifugia nell’eccessiva retorica. Retorica che deve essere attentamente temperata.
Nell’indagine storica che diviene magia e progetto. Nel 1997, sviluppai
un progetto che riguardava proprio la cultura medievale, era presso l’area Giambellino Lorenteggio,..mi ispirai alla fortificazione medievale Montgomery presso la località di Chester in Inghilterra. Fu un progetto universitario poi costruito dall’architetto Zenoni. Ricerche sul medievalismo che mi furono sempre ispirate dalla lettura del libro “il nome della rosa” di Umberto Eco, di Umberto Eco. ( Libro misteriosamente scomparso da casa mia di recente) Di Eco studiai e capii un libro nel 1989-90 dal titolo “la definizione dell’arte”, e da cui trassi spunti notevoli nell’Aprile del 1990, per delle idee che oggi riprenderemo ( aggiornamento articolo Giugno 2023) per proporre nuovi sviluppi su un meta progetto che oggi chiameremo ATLAS ZERO. Molto interessante in Eco l’esame di Pareyson nell’introduzione all’estetica della formatività ed il concetto di interpretazione. Nell’interpretazione retorica, fu uno dei dispositivi concettuali di quel progetto di zona Lorenteggio, di cui alcune immagini aggiornate scattate di recente.
Per tornare ai progetti, non si tratta di progetti utopici ma di progetti urbani che se posizionati e sviluppati con una ricerca originale , hanno un destino positivo. Ho letto sproloqui di giornalisti che scavalcano cancelli e vanno a sentenziare problematiche periferiche presso Como Camerlata ( Ing Masolo progetto via Badone) con un pressapochismo degno di chi non ha nessuna cognizione urbanistica e mai la possiederà. Ma torneremo su questi sfondoni giornalistici quando sarà il momento.
Nel 2000, attuai ( nell’ambito di un lungo apprendistato che non generava quasi mai stipendi ma semplici rimborsi spese) un altro progetto con la medesima ispirazione presso Como..per conto della società di ingegneria PROCOCI ENGINEERING. ( Un quartiere che oggi soffre di una serie di problemi sociali causati da palese incapacità politica legata ad amministrazioni di centro-sinistra. Del resto come si dice ” non date perle ai porci” perché i porci vi si rivoltano contro. Il resto del progetto invece sembra godere di ottima salute Altro progetto poi che non sembra aver subito danni fu solo una coincidenza ma elaborai parecchi disegni di questo immobile progettato dall’architetto Nadalini relativo al piano di recupero Ex Orsi Mangelli – 1996- 2000 e progetto ormai oggi completato. Tra gli ingegneri anche un Certo Noseda Predraglio sempre in Prococi-Engineering. Noseda e Masolo dei nomi divertenti alle parti di questo edificio, la copertura del torrione tondo la chiamavano ” il padellone”. Un progetto quello dell’architetto Nadalini, semplice ma che richiedeva molta attenzione perché i confini catastali erano molto precisi ed era vietato sbagliare. Impiegammo del tempo per far quadrare tutti i disegni in mappa , durante una revisione nel aprile maggio giugno 2000.
Il link del progetto lo trovate qui : http_://www._nataliniarchitetti.com/progetti/lavoro/9601.html ( non è stato possibile inserire il link diretto perché il sito non è https, questo avrebbe creato problemi di visibilità anche a questa pagina da parte di google- Per vedere la pagina è sufficiente fare una ricerca google : “Nadalini Forli Orsi Mangelli Prococi”
Nel 2002, ci presi gusto e progettai questo albergo, magnificamente eseguito dall’architetto Albè, presso Legnano, egli fu un ottimo esecutore della mia idea e non vedo l’ora di farne un altro da quelle parti magari sempre con Albè. Anche qui la paga fu molto sobria, ed onesta da parte del cliente – l’industriale Calini di Legnano, ma il nostro scopo non è diventare ricchi. Calini fu un ottimo cliente perché anche in nostra assenza persegui il risultato spingendo su tutti i dettagli architettonici da me proposti, comprese le calate semi esterne che dovevano dare l’idea del torrione medievale.
La cultura del medievalismo ha fatto sempre parte del mio retroterra di retaggio, storico di cui non bisogna abusare. Ne abusano invece certi saccenti, sciacalli, appartenenti, a certi quartieri catto-esoterico-pagani, di cui non se ne sente la mancanza.
Siamo ai 150 anni dalla nascita di Frank Lloyd Wright, vediamo cosa il fato ha riservato per noi? cosa avrebbe fatto Wright se fosse vissuto sino ad oggi? un esperimento, interessante è in corso, preso in parte come gioco e in parte come qualcosa di assai affidabile –
Aggiornamenti in corso – []>
I GOVERNI ITALIANI E LE DECISIONI URBANISTICHE SULLE AREE PERIFERICHE –
Paragrafo Scritto dal Fantasma di John Ruskin ( ricordiamo che Ruskin fu un Massone se ne deduce dall’immagine in cui nasconde la mano sotto la giacca)
1942
Nel lontano 1942, ebbe inizio un abominio senza precedenti, un osceno e blasfemo atto legislativo che gettò le basi per il declino delle periferie sub-urbane, o forse dovremmo dire per l’aggravamento delle loro condizioni. La zonizzazione, nata grazie all’utilizzo di modernissime tecnologie di replicazione dei fogli, si rivelò la principale causa della devastazione urbana che oggi possiamo contemplare. Il controllo economico non fu mai affidato ai cittadini, ma piuttosto a coloro che dominavano le sorti del territorio. Pertanto, le famiglie proprietarie e gli eredi di vaste tenute terriere si celavano dietro l’apparenza di impieghi bancari, riservati esclusivamente a coloro che si sapeva essere possessori o eredi di specifiche proprietà fondiarie, ovvero individui in grado di garantire fideiussioni.
Questo sinistro intreccio tra potere e possesso di terre ha portato a conseguenze disastrose. Le periferie sub-urbane, sottoposte alla morsa implacabile di questo regime, hanno subito un destino di deterioramento e degrado. Un tempo luoghi di vita pittoresca e fiabesca, ora trasudano un’atmosfera di desolazione e abbandono. Gli edifici, una volta eleganti dimore delle famiglie benestanti, sono stati lasciati in balìa del tempo e dell’incuria umana. Strade rotte e deserte si snodano tra le rovine, testimonianze mute dell’orrore che ha dilaniato queste terre.
Tuttavia, non possiamo attribuire tutto il male a questa infausta legge urbanistica. Vi sono anche coloro che, nonostante le circostanze avverse, hanno saputo conservare il loro spirito indomito e il senso dell’umorismo. Alcuni proprietari terrieri, nascosti dietro l’apparenza di umili impiegati bancari, hanno dimostrato una creatività senza pari nel trovare modi eccentrici per eludere le rigide regole della zonizzazione. Si racconta che un signore, erede di una vasta tenuta di melanzane, abbia trasformato il proprio ufficio in banca in un vero e proprio orto, con piante rigogliose che spuntavano tra le scrivanie. Un’altra storia narra di una famiglia aristocratica che ha trasformato una vecchia carrozza trainata da cavalli in un luogo di ritrovo per i colleghi di lavoro, dove si discutevano affari mentre si sorseggiava del buon vino.
In questo clima di follia e contraddizioni, le periferie sub-urbane continuano a vivere e a resistere. Nonostante l’abbandono e la negligenza, si intravedono sprazzi di bellezza e di umanità, come fiori che sbocciano tra le crepe del cemento. È in questi dettagli imprevedibili e paradossali che si cela la speranza di un futuro diverso, in cui l’urbanistica sarà finalmente guidata dalla saggezza e dalla cura per le persone e per il territorio, e non da interessi loschi e meschini.
QUANDO FU PROMULGATA LA PRIMA LEGGE URBANISTICA ITALIANA?
- La legge n. 1150/42, approvata il 18 agosto 1942, è considerata la prima legge statale organica in materia urbanistica in Italia.
- La legge si proponeva di fornire una regolamentazione uniforme per la pianificazione urbana su tutto il territorio nazionale.
- Essa ha stabilito disposizioni fondamentali per la pianificazione, la zonizzazione e la tutela del territorio urbano.
- Uno dei principali obiettivi della legge era la definizione e l’adozione dei piani regolatori comunali, che dovevano essere elaborati in conformità con i principi e le direttive della legge stessa.
- La legge ha introdotto criteri per la definizione delle zone edificabili, tenendo conto dei diversi aspetti ambientali, sociali ed economici.
- Ha stabilito limitazioni all’edificazione in determinate aree, come zone di tutela paesaggistica o siti di interesse storico-artistico.
- La legge ha promosso la conservazione del patrimonio culturale e architettonico, imponendo misure di tutela e di rispetto per i monumenti e le aree di valore storico.
- Ha stabilito le procedure per l’approvazione dei piani regolatori, prevedendo la consultazione e la partecipazione delle parti interessate, come i cittadini, le associazioni e gli enti locali.
- La legge n. 1150/42 ha anche stabilito norme per il controllo e la gestione del territorio urbano, comprese disposizioni sulla pianificazione dei servizi, come le reti stradali, l’approvvigionamento idrico, l’illuminazione pubblica e altre infrastrutture.
- Nonostante gli aggiornamenti, le integrazioni e le modifiche apportate nel corso degli anni, la legge n. 1150/42 è rimasta in vigore come riferimento fondamentale per la pianificazione e la gestione del territorio urbano in Italia.
L’introduzione scritta dal fantasma di John Ruskin non è dissimile dai miei pensieri. Egli ha condito con un certo umorismo britannico, quello che ha pensato. In realtà l’elemento più devastante furono i limiti e le zonizzazioni, che di fase in fase economica hanno subito dei cambiamenti inevitabili, perché dettati dal mercato. Ora noi abbiamo come città di riferimento Milano che può essere presa come città paradigma per la stabilizzazione dei parametri. La gestione dei parametri urbanistici dopo questa legge è diventata cosa assai difficile. Ma sono convinto e poi lo chiederemo a John che ci stenderà un rapporto, che è il progetto ideale che spinge i cambiamenti sulla città e non il suo PGT , lo dimostreremo in un articolo che è in fase apposita di stesura all’uopo.
Intanto riflettete su questa legge urbanistica poi, la confronteremo con tutto quello che accadde alle fine del 1800 a Milano.